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mercoledì 30 settembre 2015

Money - Soldi!!! Il nuovo libro di Tony Robbins

Grande motivatore, Anthony Robbins è uno dei formatori più famosi e importanti nel settore dello sviluppo delle risorse umane, della PNL e del NAC (Condizionamento Neuro-Associativo). Ha scritto libri di successo ed è conosciuto in tutto il mondo. Robbins è stato consulente del Presidente degli Stati Uniti, di Michael Gorbaciov, di Andrè Agassi, e di molti dirigenti delle più importanti aziende americane. Milioni di persone di tutto il mondo traggono beneficio dai suoi insegnamenti e i suoi seminari in America, Europa, Australia ed Asia sono sempre un successo.


Soldi
Sette Regole per dominare la Finanza ed essere Liberi
Un volume che svela i segreti per raggiungere una sicurezza economica duratura, proteggendosi dai rischi del mercato.
Migliorare i propri guadagni e raggiungere la piena libertà finanziaria non è impossibile. Ma fino ad oggi solo i professionisti hanno avuto accesso a informazioni privilegiate con cui incrementare le proprie rendite.
In questo libro Anthony Robbins ti guida verso il successo finanziario, svelandoti i segreti delle 50 migliori menti della finanza mondiale, sfatando i miti più diffusi su broker, piani di accumulo e investimenti, con consigli concreti per far fruttare al meglio i propri risparmi.
Un libro che insegna a credere in se stessi e a ritrovare fiducia e consapevolezza e a fare le scelte giuste.

Ha un potente dono. Il dono di essere d'ispirazione


Bill Clinton


martedì 28 gennaio 2014

Poste Italiane: trasferimento del debito pubblico nelle tasche degli italiani?

La Posta in Gioco - Libro
Come cambiare cassa depositi e prestiti: manifesto per una nuova finanza pubblica
Privatizzazioni mode: on. Con il decreto ministeriale approvato lo scorso 24 gennaio, il governo ha regolamentato la vendita di una quota di Poste Italiane, società di proprietà del Ministero del Tesoro. La vendita corrisponde al 40% delle azioni, una quota che secondo il Ministero dell'Economia dovrebbe portare nelle casse dello Stato tra i 4 e i 4,8 miliardi di euro, utilizzati per ridurre il debito pubblico

L'operazione non sarà immediata - ci vorranno almeno 6 mesi prima della conclusione - e secondo quanto scritto ormai da molti, non si tratta di una vera e propria privatizzazione, perchè lo Stato, come scrive Il Fatto Quotidiano "manterrà il controllo della società, mentre ai privati viene richiesto di entrare nel capitale, ma senza poter prendere decisioni e guidare l’azienda. Quello che i privati otterranno saranno i dividendi delle azioni. In cambio del versamento di 4-5 miliardi, potranno contare sul 40% di quel miliardo che ogni anno Poste Italiane incassa".
Nel comunicato ufficiale si parla di "alienazione", attraverso un'offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei"risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del Gruppo Poste Italiane, e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali". Il ricavato è comunque una piccola fetta rispetto alla grossa torta del debito pubblico italiano. 
Quello che è certo, è che non sarà difficile trovare investitori: la società è infatti una realtà molto solida nel settore delivery, collocandosi al quarto posto nella edizione 2013 della World’s Most Admired Companies, stilata dalla rivista Fortune. Inoltre si deve evidenziare che le nostra compagnia postale, dal punto di vista finanziario, gode di ottima salute: 5,65 miliardi di euro dipatrimonio netto, di cui 2,53 di disponibilità liquida


Privatizzazione "fittizia" o meno, quello che interessa maggiormente al contribuente è conoscere gli effettivi cambiamenti tecnici e i rischi, in particolare sui conti correnti, sui libretti di rispario e buoni fruttiferi. Stando alle ultime notizie, gli utenti possono stare tranquilli: non c'è alcun pericolo per i loro risparmi, anche se Codacons denuncia la necessità di Poste di tutelare i propri contribuenti, auspicando che la società guidata da Massimo Sarni "non diventi come le banche italiane che molto spesso sono protese solo al mero guadagno con l'applicazione di costi eccessivi, per esempio, sui conti correnti" e chiedendo infine standard e paletti per garantire il servizio. In pratica, i risparmi potrebbero subire dei rincari sui servizi "al fine di garantire utili e dividendi da distribuire a quelli che in futuro saranno gli azionisti privati del Gruppo postale", scrive Supermoney.
Anche se lo Stato manterrà il controllo, tuttavia i soggetti privati - banche, fondi pensioni ma anche singoli risparmiatori, così come i dipendenti della società - sottoscriveranno le quote azionarie, con la speranza che queste garantiscano redditività. La fetta più grossa delle azioni sarà venduta a investitori istituzionali, mentre il restante andrà ai dipendenti (il 5%) e agli investitori privati, che entreranno nel capitale ma non avranno alcun potere decisionale. 

Ma quanto sarà utile questa privatizzazione? Secondo gli addetti del settore, a poco. Innanzitutto per il ricavato. Altri denunciano la mancata efficienza di tale operazione nel mercato, come dichiara Ugo Arrigo, docente di finanza pubblica all’Università di Milano Bicocca; "Sarebbe privatizzazione - afferma -  vendendo anche il 40% se poi questa fosse una prima tappa di step successivi che permettano di scendere sotto il 50% rendendo quindi l’azienda almeno contendibile. Non dico di privatizzare il cento per cento [...] ma almeno di rendere contendibile l’azienda rendendola comparabile ai privati. Purtroppo però non si può andare oltre [...] perché lo Stato non intende cedere il controllo sulla parte di raccolta del risparmio postale che alimenta la Cassa depositi e prestiti (oltre 300 miliardi in attivo). Questa può anche essere una scelta ragionevole, però lo Stato avrebbe potuto scindere l’azienda nei vari segmenti e quindi privatizzare, mettere sul mercato, quei pezzi che sono ragionevolmente privatizzabili. Ci sono tre attività principali in Poste Italiane. La prima, l’assicurazione, in cui l’azienda opera a regime di mercato, fa profitti. C’è una società autonoma: avrebbero potuto vendere quote di quella".